mercoledì 20 aprile 2016

Generazione "senza pensione " per un'Italia senza futuro

Generazione senza pensione. Altro che millenials, generazione Y, net generation o scemenze simili. I giovani attuali - ed anche quelli che giovanissimi non sono più - possono solo ambire alla definizione di "senza pensione ". Merito di politiche pensionistiche dissennate, con i baby pensionati che anticipavano la politica degli 80 euro renziani, con favori in cambio di voti, con pensioni di invalidità concesse a chi invalido non era. E poi le politiche economiche che, in nome di una flessibilità che era solo precarietà, hanno impedito a più generazioni di crearsi una base di contributi utili per avere una pensione da anziani. Nel frattempo, per far cassa, le pensioni di chi se l'era conquistata venivano progressivamente impoverite. Per costruire l'Italia dei poveri, della manodopera disposta a tutto e senza prospettive. Anziani disperati, giovani senza speranza. Si è precipitati dalla generazione mille euro a quella che pensa che i mille euro non rappresentino la soglia della povertà ma una conquista. Il risultato, inevitabile, è che l'Italia va sempre peggio. A retribuzione di 600-800 euro corrisponde una prestazione lavorativa del valore di 600-800 euro. Lo sfruttamento non garantisce qualità a basso costo, ma solo mancanza di produttività adeguata. Generazione di sfruttati, di giovani che non si creeranno una famiglia, privi di futuro. Ma a loro il signor Bergoglio non chiede scusa per aver favorito una concorrenza spietata, assurda e criminale grazie all'arrivo di centinaia di migliaia di nuovi schiavi disposti a tutto. Ed i soldi che mancano per favorire l'esodo dal lavoro degli occupati più anziani, servono per mantenere le cooperative che richiamano i nuovi schiavi. Da un lato si obbligano gli occupati a lavorare sono a 67 anni, destinati ad aumentare ulteriormente, e dall'altro si vuole che se ne vadano accettando di ridursi la già magra pensione. Devono andarsene per consentire ai giovani di entrare nel mondo del lavoro, ma con salari più bassi e minori diritti e garanzie. Una prospettiva incoraggiante per gli uni e per gli altri. Ma in fondo è quello che si meritano gli uni e gli altri. Sono loro che hanno permesso a questi ministri di rovinare il Paese. A questi ed ai loro predecessori. E chi è causa del suo mal...

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